Descrizione
Da qualche anno il paese è maggiormente conosciuto nel circondario grazie alla presenza di diversi ristoranti e discoteche.
Fino al 1908 Sannicola è stata una frazione della città di Gallipoli. Per conseguenza, fino a quella data, il piccolo paese ed il suo territorio hanno sempre seguito le sorti della cittadina ionica; di essa condividono, purtroppo, la grave carenza di documenti per le epoche anteriori al 1484, anno in cui Gallipoli venne espugnata e saccheggiata dai Veneziani.
E' certo che in epoca basiliana e fino al '700 l'intero agro sannicolese fu indicato col nome greco di Rodogallo (luogo dalle belle rose), poi distinto in Rodogallo magno e parvo. Secondo gli studiosi questi toponimi, al pari di quello di Renocallo o Rinocallo, indicavano dei villaggi medievali successivamente distrutti o abbandonati.
Un dato sicuro è che nel feudo di Gallipoli erano insediati stabilmente fin dal secolo X-XI i monaci basiliani, presenti con le abbazie di S.Mauro, di San Salvatore, di San Tirso, di S.Stefano de Fonte e di S.Maria de Ligiro, oltre che con diverse chiesette. Il ricordo di quelle età lontane è testimoniato dai toponimi greci che, ancora oggi, identificano alcune contrade (ad es. Prà ndico, Camastra, Meforìe).
Origini basiliane ebbe quasi certamente anche la chiesa di San Nicola che sorgeva nello stesso luogo dell'attuale chiesa madre di Santa Maria delle Grazie e che risultava già semidistrutta prima del 1567.
Con la rapida decadenza dei basiliani, a partire dai primi decenni del Trecento, per l'agro di Gallipoli si avvicinava un periodo terribile. I numerosi nemici della cittadina ionica, protetta da mura possenti, adottarono, infatti, la sistematica tattica di sottoporne a razzie e violenze l'indifeso territorio. Poco poterono in quella circostanza le difese delle masserie fortificate che si andavano edificando, specie nelle zone macchiose e rocciose del feudo gallipolino.
Fu tra la fine del '400 e i primi decenni del secolo successivo che si verificarono i maggiori danni. Ne furono responsabili non solo i Turchi ed i Veneziani, ma soprattutto i Francesi. Questi ultimi, venuti nel Salento, trovarono dei naturali alleati nei feudatari di diversi paesi vicini a Gallipoli (Galatone, Galatina, Parabita, Matino, ecc.), ed, insieme ad essi, compirono per lungo tempo delle scorrerie nel territorio della Città , rimasta fedele alla Casa d'Aragona. Lo scrittore Galateo (Antonio De Ferraris), testimone diretto degli avvenimenti, denunciò le devastazioni e le razzie che si compirono allora, citando gli alberi rigogliosi recisi, le masserie incendiate, i danni immensi...arrecati ovunque.
Cessate le più gravi minacce esterne, agli inizi del Seicento furono erette nell'agro della città ionica diverse case sparse, generalmente situate nei preziosi frutteti di benestanti proprietari gallipolini. Erano abitate da famiglie di contadini che provvedevano alla coltivazione e custodia del terreno loro affidato.
Nel 1640 il chierico coniugato Domenico Musurù decise di ricostruire, in un luogo detto San Nicola (vedi sopra), sulle rovine dell'omonima chiesa ed in una zona ancora quasi disabitata, una piccola cappella che volle egualmente dedicare al Santo di Mira.
L'origine del primo nucleo di Sannicola è stata datata ad un'epoca successiva, e precisamente al 1715, anno nel quale, a detta dello studioso Francesco D'Elia, il possidente Gabriele Carlo Antonio Coppola donò in enfiteusi a sei contadini alcuni appezzamenti rocciosi situati nei pressi della cappella di San Nicola, col dichiarato fine di farvi costruire delle abitazioni.
L'esempio del Coppola venne seguito da altri proprietari, originando un piccolo insediamento che prese il nome di San Nicola dalla vicina chiesetta.
La campagna di Rodogallo è stata indicata, fin da epoche remote, come quella più salubre dell'agro gallipolino, per via del clima mite e dell'aria sana.
Non stupisce, perciò, che, nei dintorni di S. Nicola, contemporaneamente alla popolazione rurale, anche gli esponenti delle famiglie più facoltose di Gallipoli decisero di erigere sulle rispettive proprietà delle abitazioni, chiamate allora casini. Si trattava di ville comode e talvolta sontuose, quasi sempre munite di una cappella privata e circondate da un giardino recintato. Erano generalmente frequentate da maggio ad ottobre ed in quel periodo i residenti potevano godere, invidiati, dell' atteso periodo di villeggiatura.
I casini, talvolta piccoli gioielli architettonici, punteggiano ancora oggi la campagna sannicolese; diversi di essi sono visibili lungo la strada provinciale per Alezio.
Nel corso del '700 S.Nicola divenne di gran lunga la più consistente tra tutte le contrade abitate delle vicinanze (Canali, Crocefisso, Juri, Prandico, San Simone, Cuti, Chiesa Nuova ecc.), la cui popolazione andava scemando o a causa della malaria, come per le prime due, o per altri motivi. Giungevano invece a San Nicola, anno dopo anno, molti contadini ed artigiani provenienti sia da paesi vicini sia da altri più distanti di Terra d'Otranto.
L'aumento di popolazione era costante e spinse gli abitanti ad ampliare la piccola cappella di S.Nicola nel 1715 e nel 1797, mentre l'Autorità Ecclesiastica fu indotta ad erigervi una Parrocchia nel 1790.
I problemi amministrativi del paesello, provocati soprattutto dalla distanza che lo separava da Gallipoli, poterono essere risolti molto più tardi.
Gli abitanti di Villa San Nicola (così sarà chiamata la frazione per buona parte del secolo XIX), insieme a quelli di Villa Picciotti nel 1830 chiesero al Re Ferdinando l'erezione a Comune ed il conseguente distacco da Gallipoli. Mentre, però, i più numerosi picciottari riuscirono ad ottenere già nel 1854 la creazione del Comune di Alezio, i sannicolesi dovettero accontentarsi del decentramento di un Eletto, cioè di un Delegato per lo stato civile.
L'aspirazione all'autonomia si manifestò nuovamente con veemenza nel 1899, allorquando venne presentata una nuova istanza che, respinta, venne reiterata con successo nel 1905.
Fu così che, grazie al R.D. n.134 del 5 aprile 1908 i cittadini di San Nicola (divenuto nel frattempo Sannicola a causa di un errore) poterono coronare la lunga battaglia per l'indipendenza amministrativa. Il territorio del nuovo Comune fu individuato tre anni dopo con il R.D. n.242 e distaccato da quello di Gallipoli. In quella circostanza, i gallipolini riuscirono a vendicarsi in parte della menomazione subìta, facendo escludere dalla circoscrizione del nuovo Ente il tratto di costa che ne avrebbe costituito il naturale sbocco (le attuali marine di Rivabella, Padula Bianca e Lido Conchiglie), con gli effetti deleteri, passati e soprattutto presenti, che ne sono poi derivati.
Non si può infine concludere questi brevi cenni senza citare l'importanza delle famiglie Stajano e Starace, nel quadro socio-economico di Sannicola nei primi decenni di questo secolo.
Alle due famiglie appartennero, tra l'altro, due uomini politici di spicco: Luigi Stajano, eletto primo Sindaco del nascente Comune, ed Achille Starace, il noto gerarca fascista che in Sannicola, presso la villa di famiglia, visse gli anni dell'infanzia e della giovinezza. Senza voler scendere a giudizi politici o di merito di alcun tipo, va qui ricordato che a quest'ultimo si deve la costruzione della Casa del Fascio (attuale Palazzetto dello Sport), dell'Edificio O.N.M.I., dell'Edificio Scolastico Elementare e della Fontana Monumentale.
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